La conferenza COOP26
Cop 26: successo o fallimento?
Viaggio nella “Conferenza delle parti”: dalle ragioni scientifiche che stanno alla base
della sua nascita, al nuovo accordo stipulato da pochi mesi
Da quasi tre decenni l’ONU riunisce quasi tutti i Paesi della terra per vertici globali sul clima – chiamati COP – ovvero ” Conferenza delle Parti”. Da allora il cambiamento climatico è passato dall’essere una questione marginale a diventare una priorità globale. Quest’anno si è tenuto il 26eismo vertice annuale, di qui il nome COP26. La COP26 è stata presieduta dal Regno Unito a Glasgow in partneship con l'Italia. I leader mondiali attesi in Scozia sono stati circa 200. Gli esperti provenienti da tutto il mondo si sono riuniti a Glasgow insieme a Capi di Stato, esperti di clima, attivisti e imprenditori per concordare un’azione comune a tutti. Il luogo scelto per ospitare il vertice tra i leader mondiali è stato lo Scottish Event Campus, denominato “Blue Zone” mentre il pubblico – incluse le scuole e i giovani - hanno visitato la “Green Zone” nel Glasgow Science Centre.
PERCHE’ SI TENGONO VERTICI SUL CLIMA ?
Il mondo si sta riscaldando perché l'attività umana sta determinando un aumento di gas serra. Si tratta di un fenomeno naturale chiamato effetto serra da cui dipende la temperatura della terra. Esso è dovuto alla presenza nell'atmosfera dei cosiddetti “gas serra” (anidride carbonica, vapore acqueo, metano...) che fanno da barriera, impedendo a una parte della radiazione infrarossa, emessa dal terreno, di disperdersi nello spazio.Tra le cause del riscaldamento globale vi è l’uso di combustibili fossili come il petrolio, il carbone e il gas che usiamo per scaldare le nostre case, per produrre elettricità o per i mezzi di trasporto. Tra gli effetti abbiamo lo scioglimento dei ghiacci, che sta generando l’aumento del livello del mare, e la salinizzazione dei terreni agricoli. Ciò è causa di migrazioni spesso anche di minori che, a volte, si recano in luoghi anche più a rischio di quelli di provenienza. Solo nel 2020, 10 milioni di bambini sono stati costretti a migrare a causa dell’emergenza climatica. Nel mondo più di 1 miliardo di ragazzi vive in aree ad alto rischio di inondazioni, grave siccità o altre minacce climatiche.
L’IMPORTANZA DELL’ACCORDO DI PARIGI
Di particolare rilievo nel percorso portato avanti dalle Conferenze, è stata la COP21 tenutasi a Parigi nel 2015. Per la prima volta, in quella occasione, accadde qualcosa di epocale: tutti i Paesi accettarono di collaborare per limitare l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2 gradi rispetto al periodo preindustriale, puntando a limitarlo a 1,5 gradi. Inoltre i Paesi s’impegnarono ad adattarsi agli impatti dei cambiamenti climatici e a mobilitare i fondi necessari per raggiungere questi obiettivi. L’impegno di puntare a limitare l’aumento delle temperature a 1,5 gradi è importante perché ogni decimale di grado di riscaldamento, causa la perdita di molte vite umane e danni ai nostri mezzi di sussistenza. Il cosiddetto Accordo di Parigi è stato il primo incontro della Conferenza delle Parti in cui si sono stipulati accordi vincolanti per il contrasto ai cambiamenti climatici.
COSA E’ STATO DECISO DALLA CONFERENZA?
La prima grande decisione è stata limitare l'aumento della temperatura a 1,5°C e azzerare le emissioni nette entro il 2050. Per raggiungere questi obbiettivi ogni paese deve procedere sulla strada della decarbonizzazione, fermare la deforestazione entro il 2030 e accelerare l'installazione di fonti energetiche rinnovabili. Un altro obbiettivo è salvare gli habitat naturali: aiutare i paesi colpiti dai cambiamenti climatici e metterli in condizione di proteggere gli ecosistemi in sofferenza. Per raggiungere i primi due obbiettivi fissati dalla conferenza, i paesi devono finanziare almeno 100 miliardi di dollari l'anno per il clima. Purtroppo questa rimane solo una promessa, in quanto non vi è alcun “vincolo” per i Paesi firmatari.
L'accordo - firmato da 100 Paesi, tra cui l'Italia – prevede anche lo stanziamento di fondi (12 miliardi, più altri 7 promessi da società private) per la promozione di politiche contro la deforestazione e l'adozione di misure per favorire pratiche agricole più sostenibili, arginando dunque la diffusione di allevamenti intensivi e colture particolarmente impattanti sull'ambiente (es: la soia).
COSA NE PENSANO GLI ATTIVISTI?
Tali decisioni non hanno convinto ambientalisti e attivisti, in quanto non sono state previste sanzioni per chi non rispetta gli accordi.
"Non è un segreto che la COP26 sia un fallimento" ha affermato l'attivista svedese Greta Thumberg dal palco di Glasgow dopo la manifestazione dei Fridays for Future che ha accusato i leader e i potenti del mondo dicendo: "Sono soltanto bei discordi per nascondere parole vuote e bla bla bla". E' dunque un grido forte e coraggioso quello che arriva dalle strade e dalle piazza di Glasgow.
Certo la Cop ha forse in parte deluso le nostre aspettative, ma nell’attesa di riuscire a scuotere le coscienze dei potenti della Terra, è importante che noi ragazzi ci interessiamo attivamente alla questione ambientale, informandoci su quello che accade e, nel nostro piccolo, impegnandoci a cambiare qualche abitudine, adottando uno stile di vita più sostenibile. Perchè se tutti miglioriamo qualche aspetto del nostro comportamento, forse possiamo fare più di molte Cop per un pianeta più sano oggi e per le generazioni di domani.
MARIARITA MESTO-YLENIA SACCOTELLI 2G
COSA SI E’ DECISO ALLA COP 26?
La prima grande decisione è stata quella di limitare l'aumento della temperatura a 1,5°C e azzerare le emissioni nette entro il 2050. Per raggiungere questi obbiettivi ogni paese deve diminuire la decarbonizzazione, fermare la deforestazione entro il 2030, accelerare l'installazione di fonti energetiche rinnovabili. Un altro obiettivo è salvaguardare gli habitat naturali: aiutare i paesi colpiti dai cambiamenti climatici e metterli in condizione di proteggere gli ecosistemi in sofferenza. Per raggiungere i primi due obiettivi fissati dalla conferenza, i paesi devono finanziare almeno 100 miliardi di dollari l'anno per il clima. Purtroppo questo rimane solo una promessa.
L'accordo - firmato da 100 Paesi, tra cui l'Italia - tra le tante cose prevede lo stanziamento di fondi (12 miliardi più altri 7 promessi da società private) per la promozione di politiche contro la deforestazione e l'adozione di misure per favorire pratiche agricole più sostenibili, arginando dunque la diffusione di allevamenti intensivi e colture particolarmente impattanti sull'ambiente (come ad es. la soia).
SOSTENIBILITA' COP 26
Bari: “Scelgo il Pianeta”. Prima edizione del Festival interamente dedicato alla Sostenibilità Ambientale.
Il Festival “Scelgo il Pianeta” si è tenuto a Bari dal 26 novembre al 5 dicembre ed i suoi incontri, interamente dedicati alla sostenibilità ambientale, si sono svolti tra il teatro Margherita ed il teatro Kursaal Santa Lucia, in collaborazione con il National Geographic.
Nel capoluogo pugliese, tra il 26 novembre ed il 5 dicembre, si è tenuto il Festival “Scelgo il Pianeta”, con 16 incontri di approfondimenti relativi alla sostenibilità ambientale in presenza di numerosi ospiti quali docenti, divulgatori scientifici, giornalisti, nonché fotografi. Nei vari appuntamenti, che si sono svolti principalmente tra il teatro Margherita e il teatro Kursaal Santa Lucia, vi è stata la proiezione di 6 documentari e 4 mostre: “Archeoplastica”, “Poster for Tomorrow”, “A Planet for Tomorrow”, “Il Pianeta di Greta” e l’inedita mostra internazionale “Planet or Plastic?”. In particolare, quest’ultima è stata realizzata da National Geographic.
Quali tematiche ha affrontato “Scelgo il Pianeta”?
Ideato e organizzato da Cime (realtà pugliese che realizza la mostra annuale “World Press Photo” a Bari), l’evento ha affrontato svariate tematiche: dalla salvaguardia ambientale alle attività di sensibilizzazione e coinvolgimento del territorio, sotto l’accurata direzione di Marco Cattaneo, capo di National Geographic Italia. L’iniziativa è stata anche sostenuta dalla Regione Puglia, da Rai Documentari e dall’Università degli Studi di Bari (specializzata nell’ambito delle Scienze Ambientali).
Quali personalità hanno partecipato all’Evento?
Il 26 novembre, la celebre virologa Ilaria Capua, in collaborazione con Marco Cattaneo, ha affrontato il tema “Salute circolare: il rapporto tra uomo e ambiente”. Dopodiché, si sono susseguiti gli incontri con la climatologa Serena Giacomin, il biologo e zoologo dell’Università di Bari Giovanni Chimatenti, il fotografo Fabiano Ventura, il giornalista e divulgatore scientifico Jacopo Pasotti, il direttore di Rai Documentari Duilio Gianmaria, il fisico Piero Martin e molti altri. L’evento ha anche promosso dialoghi di sensibilizzazione con le scuole, accompagnati dalla stimolante presentazione della mostra “Il Pianeta di Greta” e una campagna solidale per la piantumazione di nuovi alberi nel territorio del Comune di Bari.
Qual è stato l’obiettivo principale del Festival?
L’obiettivo preminente del Festival “Scelgo il Pianeta”, come ha anche affermato l’assessora alle Politiche educative e giovanili Paola Romano, è stato quello di coinvolgere principalmente i più giovani. Infatti, secondo un sondaggio condotto dall’ONU e dall’Università di Oxford, su 700.000 giovani residenti nei Paesi del G20, sono soprattutto i ragazzi italiani e britannici ad aver espresso maggior preoccupazione per quanto concerne il cambiamento climatico, segnalando la necessità di agire per contrastarne gli effetti. L’assessora ha concluso dichiarando: “Spetta ora a tutte le istituzioni intercettare questo sentimento, stringendo alleanze con le nuove generazioni con il fine ultimo di tutelare il Pianeta e assicurare a tutti un futuro.”